Con un’estensione totale di più di 6 milioni di chilometri quadrati, ed un territorio che abbraccia ben nove stati diversi, anche se per la maggior parte si sviluppa in terra brasiliana, la Foresta Amazzonica è considerata il principale polmone verde della Terra, seconda per grandezza soltanto alla steppa siberiana. Brasile, Perù, Colombia, Venezuela, Ecuador, Bolivia, Guyana, Suriname e Guyana francese, chi più e chi meno, sono abbracciate da un po’ di selva, traendo da essa alcuni piccoli benefìci, ma correndo a volte anche qualche pericolo.
Si crede che la formazione della Foresta Amazzonica risalga più o meno all’epoca geologica conosciuta come ‘Eocene’, (tradotto in termini numerici circa 60 milioni di anni fa), e che da allora in avanti questa grande ‘macchia verde’ non abbia fatto altro che prosperare ed estendere poco a poco sempre più i suoi confini; d’altra parte, le condizioni geografiche e climatiche in cui si trova sono l’ambiente ideale per lo sviluppo sia della flora che della fauna, presenti entrambi prospere ed in molteplici forme di biodiversità.
Durante l’era del ‘Miocene medio’ (che detto in numeri vuol dire circa 23-25 milioni di anni fa), la selva pluviale si espanse prima notevolmente, per poi ritirarsi leggermente in seguito alla glaciazione; fu forse proprio grazie a questi bruschi cambi di scenario naturale e di clima che nacquero migliaia e migliaia di specie diverse sia animali che vegetali, specie sviluppatesi poi nel corso dei secoli e di cui ancora oggi troviamo tracce nei migliori musei.
In seguito a quello che si conosce come ‘ultimo massimo glaciale’, ovvero il periodo in cui tutta la superficie gliaciale della terra raggiunse la sua massima espansione (circa 20.000 anni fa), la Foresta Amazzonica subì notevoli cambiamenti, specie per quanto riguarda la vegetazione; alcune analisi di depositi sedimentari fatte nel bacino amazzonico, sembrano testimoniare infatti una significativa riduzione della presenza di specie vegetali ‘igrofile’ dovute ad assenza di precipitazioni, il che significa che l’ultima era glaciale scarseggiava in quanto a piogge.
La Foresta Amazzonica costituisce più della metà di tutto il territorio (gia di per se enorme) su cui si estende il Brasile, se poi pensiamo che riesce a toccare anche altri 8 Stati confinanti, potremmo forse iniziare ad aver una vaga idea di quanto sia smisuratamente grande questa preziosa oasi di verde, e di quante specie diverse di animali e piante si possano incontrare.
Il ‘Parco Nazionale di Jau’, un’area protetta che si sviluppa in territorio brasiliano e che è stata eletta Patrimonio Naturale dell’Unesco nel 2003, è a sua volta racchiuso in un’altra area protetta molto più grande di 52.000 chilometri quadrati, all’interno della quale si trova anche un’altra delle tante e meravigliose aree protette della selva: il ‘Parco Nazionale Naturale della Sierra de Chiribiquete’, il più grande parco naturale di foresta pluviale esistente al mondo, territorialmente appartenente alla Colombia. E questa è soltanto una piccolissima parte, sarebbe impossibile non tralasciare qualche altra informazione!
Tutta l’area geografica lungo la quale si estende l’Amazzonia ha un altissimo valore in termini biologici; grazie infatti alla sua favorevolissima posizione geografica e ad un clima temperato ma anche umido, specialmente nelle foreste tropicali del Sudamerica si può trovare la più grande concentrazione di specie vegetali ed animali di ogni genere, fenomeno presente in percentuali minori invece nelle foreste asiatiche ed in quelle africane.
Più o meno 100.000 specie diverse di animali invertebrati, oltre 3000 specie di pesci, 1300 di uccelli , circa 500 di mammiferi, ed altrettante di rettili ed anfibi, popolano la Foresta Amazzonica da centinaia di generazioni, avendo a disposizione un enorme polmone verde costituito da circa 60.000 specie di piante che saranno il loro rifugio ed anche il loro sostentamento; ogni anno gli studiosi e gli animalisti scoprono circa 40-50 specie nuove per ognuna di queste categorìe, certamente una buona notizia.
Foresta=insetti di ogni genere e classe di pericolosità, iniziamo proprio da questo tema; il clima caldo ed umido, la presenza di aree in cui ci sono stagni, pantani o piccoli laghi, ed il nostro sangue, sono il sogno più frequente di tutte le specie di ‘vampiri dell’aria’ esistenti al mondo; è assolutamente obbligatorio portare con se un repellente di quelli buoni, magari al fior di piretro, se non dovesse bastare la comune citronella.
Beni di valore e documenti sempre portati con se (non si sa mai), incluso quando si schiaccia un pisolino sull’amaca (anch’essa imprescindibile) nel bel mezzo della giungla, una felpa di quelle con cappuccio per eventuali bruschi cambi di clima (sono molto frequenti pioggerelline fitte ma leggere), ed una videocamera ad alta definizione, per non perdersi i momenti più selvaggi che solo l’Amazzonia più profonda sa offrire.