Non c’è dubbio che il progresso e lo sviluppo tecnologico hanno abbracciato un po’ tutti i settori del vivere quotidiano, nessuno escluso; nuove idee, tecnologie, orizzonti, si sono spalancati per chi oggi avesse voglia di ideare, creare, intraprendere, e specialmente settori come agricoltura ed allevamento sembrano realmente aver bisogno di forze nuove e dinamiche. Si cercano nuovi profili professionali, nuove applicazioni per macchinari agricoli di ultima generazione, nuovi modi di fare agricoltura, perché anche la nostra salute ne trarrebbe giovamento.
Dovremmo essere orgogliosi del fatto che l’Italia risulta essere uno dei paesi europei con maggior ricchezza in fatto di biodiversità, ed invece purtroppo assistiamo impotenti al lento ma inesorabile degrado di tutto il pianeta; un vero peccato, ma d’altra parte è un processo che difficilmente potrà cessare un giorno, ci sono troppi interessi economici e ricchezze in giro, ed i potenti non hanno ancora finito di cibarsene, a loro non interessa un fico secco di quanto sia peggiorata la qualità della nostra vita.
Fortunatamente c’è una vasta schiera di giovani imprenditori italiani che si prodiga a favore dell’innovazione, specialmente in campo agroalimentare; sono nati infatti diversi progetti, alcuni dei quali finanziati dal governo, e New Farmers ne è un esempio. Oggi è giunto alla sua sesta edizione, realizzata in stretta collaborazione con Confagricoltura, e si propone come obiettivo quello di dare all’agricoltura moderna più qualità ed affidabilità, migliorandone soprattutto tutti gli aspetti inerenti la sua eco-sostenibilità.
Dedicato completamente ai vari settori in cui si suddivide la produzione agroalimentare italiana, New Farmer intende sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto possa essere importante il costante appoggio dell’Unione Europea all’agricoltura ed allo sviluppo rurale in genere, diffondendo, a partire da scuole ed istituzioni, il maggior numero di dati, informazioni e mappature di quello che è lo stato attuale in cui questi settori si trovano. In questo modo tutti i giovani imprenditori saranno in un certo senso avvantaggiati nel pianificare i loro progetti, al fine di migliorare non solo la qualità dei prodotti, ma anche la loro ecosostenibilità.
Viviamo un periodo di forte controtendenza oggi, questo non possiamo far finta di non vederlo; tempo fa c’era la fuga dei giovani dalle zone rurali per cercare fortuna in città, ma oggi si sta verificando l’esatto contrario, e se ciò accade è certamente perché, alla fin fine, in città si vive male, c’è inquinamento, stress, traffico, caos, troppa gente. Tutto si è saturato, non si trovano posti di lavoro, i rapporti sociali sono diventati molto più difficili, ed ecco che i giovani scappano via verso la provincia, e se possono, scelgono zone di campagna.
Con l’ausilio di internet e delle infinite applicazioni alle quali può giovare, molti giovani hanno intrapreso un nuovo cammino, ovvero studiare per diventare informatore agricolo, perito alimentare, agronomo, e se lo hanno fatto è perché hanno forse capito che, oggi come oggi, quello di vivere in campagna è da considerare un privilegio piuttosto che una penalizzazione, e molti di essi sognano un futuro imprenditoriale lontano dal caos cittadino. Che Dio li benedica!.
Come si può evincere dal termine stesso, viene definita agricoltura biologicala modalità con cui si coltiva la terra nel modo meno invasivo possibile, intervenendo cioè il minimo indispensabile con trattamenti chimici, e preservando le biodiversità di cui il nostro paese fortunatamente è ricco. Niente utilizzo di OGM (organismi geneticamente modificati), e neppure di prodotti di sintesi (derivanti da una o più reazioni chimiche), l’impatto ambientale deve essere drasticamente ridotto ai minimi termini, è questo l’obiettivo principale. Come si fa tutto ciò? Quali sono i punti fermi sui quali si fonda l’agricoltura biologica?
Molto semplice, perchè sono più o meno tre o quattro i capisaldi attorno ai quali ruota tutto il suo mondo, e tutti sono volti a migliorarne i criteri; si intende innanzitutto salvaguardare la naturale fertilità del terreno, produrre alimenti di elevata qualità nutritiva, e soprattutto evitare qualsiasi tipo di inquinamento derivante da tecniche agricole invasive, attingendo in modo autosufficiente da risorse locali. Speriamo bene….la volontà c’è, bisogna solo supportarla.