Non si può non notare come molte persone, specie negli ultimi tempi, manifestino una certa voglia di isolamento dalla realtà e si tuffano alla ricerca di ambienti e spazi incontaminati immersi nel verde; sarà per effetto della pandemia che stiamo vivendo, sarà perché effettivamente la vita di città a lungo andare stressa e logora non poco, sarà magari perché il corpo umano ha un disperato bisogno di distensione e pace ma, sia come sia, ultimamente c’è una gran voglia di tornare indietro nel tempo e di vivere in modo più sano, magari a stretto contatto con la natura e lontani dallo stress.
Noi forse neppure ci rendiamo conto di quanto la nostra società stia correndo all’impazzata verso il progresso, lo sviluppo, la massimizzazione di ogni tipo di attività, e tutto ciò ha portato poco a poco la gente ad avvicinarsi ai centri urbani, che indubbiamente offrono maggiori possibilità lavorative, più vita sociale, più movimento in generale. Ebbene, oggi invece assistiamo al processo inverso, forse dettato dalla paura di essere contagiati da virus, malattie o semplicemente dall’ansia e dallo stress, ovvero quello di cercare un’oasi di pace e tranquillità tutta per noi, lontano da ogni cosa ed a stretto contatto con la natura. Ma le domande a cui rispondere sono principalmente queste: quanto saremmo in grado di resistere isolati dal mondo? Riusciremmo a vivere senza le comodità alle quali la vita cittadina ci ha abituati? Saremmo capaci di rinunciare ad una vita fatta di relazioni sociali, agli aperitivi al bar con gli amici, allo stadio quando è Domenica…e cose del genere?
A dire il vero anche la vita rurale ultimamente ha assunto sembianze diverse da quelle che la hanno caratterizzata in epoche precedenti, quasi come se anch’essa volesse aggiornarsi e mantenersi al passo coi tempi; se infatti nelle antichità i borghi rurali erano abbastanza frequentati, e si praticavano moltissime attività agricole e pastorali con un notevole viavai di contadini, pastori, produttori di formaggi e latticini, coltivatori di verdure, sementi, frutta, oggi tutto risulta essere cambiato, ed anche fuori città si nota l’inesorabile avvento del progresso.
Prendiamo come esempio il concetto di ‘vita sociale’ che abbiamo oggi; il significato che daremmo a questa espressione sarebbe certamente quello di una vita fatta di rapporti interpersonali, uscite di gruppo o in comitiva, e poi chat, forum, blog, attività frenetica sui social networks… e via discorrendo; ma non è questa la vera vita sociale, e chi pensa che invece lo sia si sbaglia di grosso! Il significato più vero e puro dell’espressione ‘vita sociale’, va proprio ricercato nella vita rurale che si svolgeva nelle antichità, quando si socializzava e si comunicava incontrandosi tra i campi o per le vie del borgo, si partecipava insieme alle feste di paese, ci si conosceva tutti (o quasi), e soprattutto ci si rispettava, cosa che oggi, ad essere obiettivi, quasi non esiste più.
Forse il settore agricolo è tra quelli maggiormente influenzati dal progresso tecnologico, dato che si può facilmente evincere dalle statistiche di vendita di attrezzature e macchinari; sembra infatti che attualmente le cose vadano molto meglio rispetto al passato, sia sotto il punto di vista della produzione in costante incremento, sia per quanto riguarda la ripresa economica delle industrie orbitanti in questo settore.
Sollevatori telescopici agricoli, mietitrebbie, trattori superpotenti di ultima generazione, ed addirittura droni, vengono oggi impiegati per le più svariate attività di controllo e manutenzione dei propri terreni, ed alcuni di questi aggeggi infernali sono dotati anche di un ‘cervello pensante’ in grado di fornire informazioni precise all’agricoltore sulla qualità del suo terreno, rivelare se esso è attaccato da parassiti, se ha bisogno di particolari sostanze per un miglior rendimento, e tanti altri dati utilissimi, certamente tutt’altra cosa rispetto a qualche decennio fa.
E’ fuori dubbio che anche la vita nei campi di oggi è molto diversa da quella di qualche tempo fa; anticamente tutto si faceva manualmente, e molte attività richiedevano la partecipazione di quasi tutto il paese; tutti i concittadini si riunivano ad esempio quando c’era la raccolta dei pomodori o delle olive, quando c’era da uccidere i maiali e macellare la loro carne, quando c’era da fare la semina su terreni sconfinati. Oggi non è più così che funziona, perché a raccogliere le olive o i pomodori ci sono gli extracomunitari, sfruttati e sottopagati, a fare la semina ci sono macchinari automatizzati che fanno benissimo il loro lavoro senza neppure aver bisogno di un essere umano che li conduca, e lo stesso vale anche per la macellazione delle carni.
Oggi la figura del contadino e quella del pastore assomigliano più a quelle di veri e propri imprenditori che altro, manca solo che vadano in giro per i campi in giacca e cravatta e saremmo davvero a posto; proprio così, oggi il contadino ha in un certo senso perso quella genuinità (e con essa anche quel pizzico di ignoranza) che lo ha sempre contraddistinto dall’uomo di città, ansioso e perennemente stressato; oggi anche le persone che vivono nei campi sono stressate, sempre alla ricerca di nuovi macchinari e sistemi per incrementare le proprie produzioni a guadagnare di più, mettendo una bella pietra sopra a quello che era il modo di intendere la vita rurale in epoche passate.