In questo spezio cercheremo di dare uno sguardo più attento ad una delle piante più discusse della storia in assoluto, ovvero quello della cannabis, o anche canapa, un genere di pianta spermatofita appartenente alla famiglia delle cannabinacee. Questa pianta, oggi tuttavia molto discussa ed al centro di studi sull’utilizzo delle sue potenzialità, ha una storia molto lunga e, come vedremo, è stata utilizzata in tanti modi diversi nel corso del tempo.
I fiori essiccati che si ottengono da questa pianta, tra l’altro anche molto bella a vedersi, generano una sostanza psicoattiva che agisce su tutto il corpo umano, ed è in effetti farmacologicamente questa la marijuana, ovvero il prodotto dell’infiorescenza essiccata della pianta di cannabis (o canapa). In tutte le specie di piante cannabinoidi è contenuto, sebbene in proporzioni diverse tra una e l’altra specie, il THC (delta-9 tetraidrocannabinolo), una delle sostanze psiacoattive contenute nella marijuana così come il CBD (cannabidiolo); oggi analizzeremo più da vicino tutto ciò in questo spazio.
Si hanno prove dell’utilizzo della pianta di cannabis risalenti all’era del neolitico, più o meno intorno all’8000 a.C; sono infatti stati ritrovati dei pezzi di stoffa fatta con la canapa, che notoriamente fornisce una fibra tessile molto resistente ed elastica, e sono anche stati scoperti dei semi fossilizzati all’interno di alcune grotte della Romania. Quello che è certo è che la storia di questa pianta è davvero molto lunga, e questo grazie alle sue tante qualità.
Facendo un salto verso tempi meno remoti, non si è ancora stabilito se l’origine della pianta di cannabis sia da attribuire all’Asia centrale, o se invece furono le antiche popolazioni peruviane a farne uso per la prima volta insieme con la pianta di coca, come affermano alcuni scienziati che ne hanno trovato tracce in resti di mummie scoperte in Perù nella metà del sedicesimo Secolo. Il dubbio è se la sua presenza nelle Americhe sia da collocare prima o dopo l’arrivo di Cristoforo Colombo.
Sono diversi i modi di consumare marijuana, così come sono diversi gli effetti che la sua assunzione può produrre sull’essere umano; dipende infatti da tutta una concomitanza di fattori, come potrebbero essere per esempio il contemporaneo uso di alcool o psicofarmaci, la quantità di THC presente nella qualità di maria che si sta fumando, le condizioni psicofisiche preesistenti nel soggetto che assume marijuana, o anche dal grado di assuefazione di quest’ultimo.
Sintetizzando, sono il THC ed il CBD le due sostanze psiacoattive più importanti che genera la marijuana, e ciò vale soltanto per la pianta femmina; la prima ha proprietà stupefacenti ed in alcuni casi anche narcotizzanti, dipende poi dalle percentuali in cui è presente nella qualità di maria scelta; la seconda possiede invece proprietà mediche cosiddette ‘a largo spettro’, avendo effetti antinfiammatori, antiossidanti, distensivi contro ansia e panico, antidistonici, anticonvulsivanti, ed essendo inoltre in grado di ridurre la pressione endooculare.
Più si analizzano le proprietà della pianta della marijuana e più si resta stupiti per i molteplici benefìci che essa è in grado di offrire all’essere umano, ed è infatti proprio questo argomento a creare continue discussioni nel mondo della medicina, in quello economico, e soprattutto nelle misure legislative da adottare per poterlo regolamentare. Non c’è più neppure bisogno di fare altri test, è ormai notizia di dominio pubblico che la marijuana è una pianta sostanzialmente benefica, sempre che la si utilizzi nei dovuti modi.
Ultimamente alcuni ricercatori medici hanno iniettato quotidianamente dosi di THC in cavie di laboratorio nelle quali erano in corso processi di sviluppo di cellule tumorali; ebbene risulta che, con questo trattamento si genera una reazione all’interno delle stesse cellule, che iniziano a distruggersi da sole per autofagia. Tantissime come già accennato sono anche le proprietà medicinali offerte dal CBD, in grado da funzionare anche come antibiotico a largo spettro.
Uno dei derivati della pianta di cannabis più comune e più utilizzato in tutto il mondo è certamente l’hashish, una resina prodotta dai fiori della pianta femmina il cui modo di estrazione varia a seconda del paese in cui ci si trova; nei paesi asiatici che circondano il massiccio dell’Himalaya ad esempio, l’hashish più puro, che in India si chiama charas, si ottiene strofinando manualmente le piante vive, la cui resina si appiccica letteralmente alle mani ricoprendole di uno strato di materiale che verrà poi opportunamente raschiato, raccolto, ed impastato in pani dal peso di circa 100 grammi cadauno.
Nei paesi del Medio Oriente come Marocco, Turchia, Libano, Tunisia, Algeria invece, l’hashish viene prodotto passando al setaccio i fiori essiccati della pianta femmina fino a quando non si polverizzano completamente, generando in questo modo il famoso polline. Ma non è finita qui, esistono tantissimi altri prodotti che si possono ricavare dalla lavorazione della marijuana, ed uno di questi è senza dubbio l’olio di hashish, estratto dalla pianta utilizzando solventi e derivati del petrolio, e consumato fumandolo o ingerendolo, con un mix di effetti sul corpo umano che vanno dalllo psichedelico al più potente tranquillizzante.